Volete aiutare un figlio in crisi? Affidatevi ad un bravo professionista.

In questo periodo sto prestando particolare attenzione alle frasi che ascolto a proposito di “chiedere aiuto a professionisti” che lavorano in ambito psicologico, educativo e formativo, come psicologi, pedagogisti, Life e Teen Coach, Counselor.

Vi riporto alcune affermazioni che ho ascoltato di recente:
“Questi ragazzi! Altro che andare dallo psicologo! Mandali a lavorare! E poi vedi che gli passa tutto!” (un commercialista);
“Sono una brava madre e mio figlio non ha niente che non va… E’ solo che la scuola non gli piace!” (la madre di un adolescente);
“Se mia figlia è in crisi, la aiuto io ad uscirne! Le parlo, le sto vicina e tutto si supera!” (la madre di una quattordicenne).

Forse un fondo di verità c’è in tutte queste esclamazioni, ma… siamo proprio così sicuri di saper intervenire bene su tutto?

Io parto sempre da un principio di umiltà: se il problema che mi trovo di fronte non rientra nelle mie competenze professionali, mi affido agli addetti ai lavori.

Non mi sento “incapace” se non riesco a trovare le soluzioni a tutti i problemi che possono affliggere i miei familiari in alcuni momenti dalla vita…
Certo!, vorrei avere la bacchetta magica per vederli sempre felici, ma non è possibile e quindi mi affido a “chi ha studiato per risolvere quel problema”.

Non so come mai ci sia ancora tutta questa reticenza nel chiedere aiuto a figure che si occupano di “farci stare bene” a livello psicologico.

E come mai siamo subito pronti a consigliare e passare il nominativo e l’indirizzo di un bravo ginecologo (?!), mentre tacciamo quello di un Life Coach, di uno psicologo, di un pedagogista.

Dov’è il problema?

Io credo risieda nella nostra paura di essere etichettati e di apparire fragili, inadeguati, diversi.
Oppure nel desiderio di tenere “segreta” quella marcia in più conquistata grazie al sostegno di quel tipo di professionista.

Curioso, vero?
Mi viene in mente anche un altro esempio: se mio figlio ha un pessimo rendimento scolastico, non mi faccio problemi a dire che lo mando a ripetizioni da più professori. Anzi!, agli occhi degli altri sento di essere un genitore attento e presente, che ha a cuore il futuro del figlio.
Ma se mio figlio dovesse andare da un teen coach per apprendere tecniche e strategie utili alla sua vita (e quindi anche alla scuola)… beh, questo è meglio non farlo sapere.

E perché mai?

Come ho detto chiaramente durante l’intervista fatta a Radio Lombardia (e visibile nel mio sito), i genitori “illuminati” – come li chiamo io – sono quelli che capiscono subito di non avere gli strumenti per aiutare un figlio ad uscire da un periodo di crisi ed è per questo che si rivolgono ad un professionista. Amano così tanto il figlio da non voler perdere tempo. Mettono da parte l’orgoglio e usano l’intelligenza.

Eh, sì, perché quando un figlio studia, si impegna, ma durante le verifiche va in crisi e non capisce più niente… si risolve ben poco con la comprensione, i discorsi incoraggianti e gli abbracci consolatori (anche se fanno sempre piacere!).

Perciò non sentitevi a disagio nel riconoscere che avete bisogno di un appoggio: anche vostro figlio ne ha bisogno.
Cercate il professionista più adatto a risolvere il problema di vostro figlio e ricordate: nessun professionista potrà mai sostituirsi a voi genitori.
Semmai vi affiancherà e vi chiederà collaborazione perché vostro figlio possa tornare ad essere sereno e a guardare al futuro con fiducia e motivazione.

Ragazzi, accettate la “sfida”! In 3 mesi potrete vincerla!

Ragazzi, ormai siamo entrati nel 2°quadrimestre e per iniziarlo motivati non c’è niente di meglio che una bella “sfida”!
E’ una cosa seria, perciò non prendetela sotto gamba!

Prendetevi un pomeriggio per pensare seriamente a un obiettivo che desiderate raggiungere (es. prendere 8 nelle verifiche di inglese oppure nuotare per 200 metri senza fermarmi) o a una buona abitudine che volete prendere (es. spegnere il cellulare alle h.21 oppure leggere tot pagine di un romanzo ogni giorno).

Se non avete idea di che cosa scegliere, pensate a qualcosa in cui avete più problemi (es. non restare a letto dopo il suono della sveglia).
Fatto?

Ora sappiate che la sfida durerà 90 giorni!

Significa che tutti i giorni per TRE MESI dovrete “allenarvi” per raggiungere il vostro obiettivo e sarà impegnativo: dovrete fare qualche sacrificio e alcune rinunce, ma ne varrà la pena!

In che modo, però, vincere la sfida?

Ogni giorno dovrete dedicare 90 MINUTI al vostro obiettivo e potrete sgarrare solo UN GIORNO di tanto in tanto.
Se salterete per DUE GIORNI CONSECUTIVI quanto stabilito, avrete perso la sfida!
Perciò usate il calendario per tenere traccia.

Una cosa importante è come suddividere i 90 minuti nel corso della giornata:
– 30 MINUTI al mattino prima di uscire,
– 30 MINUTI dopo pranzo,
– 30 MINUTI la sera (prima di andare a dormire).

Non pensate di fare i 90 minuti tutti insieme alla sera, perché non porterebbe ad alcun risultato.

Facciamo un esempio: l’obiettivo è leggere 12 pagine al giorno.
Perciò, leggerete 4 pagine prima di andare a scuola, 4 pagine dopo pranzo e 4 pagine dopo cena per tre mesi.

Poi potrete cambiare obiettivo!

Ah, un’ultima cosa: non dovete tenere segreta la vostra sfida, ma comunicarla ai vostri genitori o amici. Loro, così, diventeranno testimoni del vostro impegno.

Infine scegliete una persona speciale che possa sostenervi e incoraggiarvi a non mollare quando sarete stanchi.
Chiedetele di diventare il vostro alleato e… fate partire la sfida!
Vi piacerà!

 

*Articolo scritto da Laura Gazzola e pubblicato sulla pagina dei ragazzi de La Provincia di Como (25/09/2018)

Ragazzi, l’ansia non è un mostro! Ecco come gestirla.

Chissà quante volte vi è capitato di esclamare: “Che ansia!”.

Forse i maschi si trattengono, ma sicuramente lo pensano quando si trovano di fronte a verifiche o interrogazioni.
Una ragazza mi ha detto che “odia la sua ansia” e la vorrebbe distruggere.
Un tredicenne mi ha scritto che è l’unica cosa di sé che vorrebbe eliminare.

Ma, ragazzi, l’ansia non è un mostro e non è lì per farci del male!

L’ansia si manifesta per farci capire che siamo preoccupati per qualcosa.
E’ come un amico che ci fa notare che siamo agitati e poi ci chiede: “Come mai? Di cosa hai paura?”.
Noi non sappiamo rispondergli, ma non per questo lo odiamo.

Se ci fate caso, l’ansia appare solo in certe situazioni: ecco perché dobbiamo ascoltarla.
Cosa ci sta dicendo?
Che forse non abbiamo studiato abbastanza? Che dovevamo fare più esercizi? Che non abbiamo le idee chiare?

Insomma, l’ansia ci obbliga ad “ascoltare” quello che abbiamo dentro e forse è per questo che ci sta antipatica.

Per farsi ascoltare, l’ansia usa il nostro corpo: ci fa battere più forte il cuore, ci fa tremare la voce, ci secca la bocca, fa sudare le nostre mani e dà al nostro cervello l’impressione di non ricordare più nulla. Così noi ci spaventiamo!

Allora cosa possiamo fare per tenerla tranquilla?

Una tecnica utile consiste nel respirare profondamente, finché non ci sentiamo più calmi: inspiriamo, tratteniamo il respiro per 4 secondi e poi espiriamo lentamente.
Possiamo anche metterci comodi e ascoltare musica rilassante e calmante.
Ma se proviamo spesso ansia, è bene iniziare a praticare uno sport, perché ci aiuta a schiarire i pensieri e a caricarci di energia positiva.
Un altro modo può essere quello di passeggiare nella natura, lontano dalla confusione, per immergerci nella quiete.
Avere poi un animale da coccolare è l’ideale.

L’importante è accettare l’ansia e vivere pian piano tutte quelle situazioni che ci agitano, per renderci conto – una volta superate – che non c’è più nulla di cui preoccuparci.

* Articolo di Laura Gazzola, pubblicato sulla pagina dei ragazzi de La Provincia di Como
(14/11/2017).