Il motore di tutto sei tu!

La fine dell’anno si avvicina.
Ti guardi allo specchio e la tua espressione non è proprio felice né soddisfatta.
Un altro anno è volato via!

“Vabbé” pensi “tra pochi giorni volterò pagina: inizierò un nuovo anno!”.
Come se allo scoccare della mezzanotte potesse avvenire una magia.

Perciò te ne stai lì, immobile, ad attendere che la tua vita cambi, che accada qualcosa di bello, di speciale, che ti motivi o ti rassereni.
Intanto, però, non hai nessun progetto da realizzare, nemmeno l’idea.

Avverti una enorme stanchezza e la sensazione, sempre più dolorosa, che nulla cambierà.

MA IL MOTORE DI TUTTO SEI TU!
E l’energia per muoverti è dentro di te!

Alza lo sguardo, va’ oltre l’oggi.
Togli il freno a mano alla tua vita.

Prova a ricordare che cosa ti è sempre piaciuto (e che magari hai abbandonato).
Apri quel vecchio cassetto nel quale hai rinchiuso un sogno, un desiderio, un progetto.

NON AVERE PAURA DI RIMETTERTI IN VIAGGIO!

Guarda al futuro!

Scopri che cos’è per te la Felicità e ti sarà più facile raggiungerla.

Siete sicuri di sapere che cos’è per voi la FELICITA’?

Nel Coaching scoprire “che cos’è la felicità” per il cliente è fondamentale, perché è utile a capire se il suo obiettivo, una volta raggiunto, gli regalerà il “ben-essere” e quindi lo farà davvero vivere meglio, in modo più appagato.
A me Coach riesce semplice, ma al cliente no.
Sapete perché?

Perché la felicità è soggettiva e a volte é difficile da riconoscere, anche quando l’abbiamo raggiunta.
Può trovarsi nelle buone relazioni, nel successo personale, nel guadagno

Per voi che cos’è la felicità?

Perché se non siete in grado di definirla chiaramente, non riuscirete certo ad ottenerla.

Provate a scrivere una LISTA, lasciandovi guidare da queste semplici domande:
– Come vorreste che fosse la vostra vita?
– Quali obiettivi vi siete posti?
– Quali esperienze desiderate fare?
– Che tipo di persona volete essere?
– Con chi volete trascorrere la vita?

E’ ovvio che il futuro non è sotto il vostro totale controllo e può capitare di non arrivare alla meta a causa di imprevisti.
Tuttavia, scrivere “nero su bianco” i vostri desideri profondi li fa sembrare raggiungibili e vi permette di concentrarvi su alcuni obiettivi chiari.

Significa, quindi, AVERE DEI PUNTI FERMI nella mappa del vostro futuro e sapere in quale direzione muovere i primi passi.

Provateci (se non l’avete già fatto).

Lo sport è salute, ma non dirlo a tuo figlio adolescente!

Oggi parleremo di “adolescenti e sport”: dalla scelta o meno di dedicargli del tempo, ai suoi benefici, ai motivi per cui vogliono praticarlo, alla decisione di abbandonarlo per poi passare  – magari – ad un altro. E scopriremo come noi adulti dobbiamo comportarci di fronte alle loro scelte.

Prima però cerchiamo di capire chi è l’adolescente, così sarà più semplice comprendere le sue mosse.

L’adolescenza ai giorni nostri inizia verso i dieci – undici anni e termina verso i ventiquattro – venticinque. E’ un periodo della vita che coincide con la pubertà, cioè con un importante cambiamento fisiologico, dove si passa dall’essere bambini all’essere adulti sia nel corpo sia nella mente.
Il cervello, infatti, il corpo, le sensazioni, le idee e le curiosità subiscono grandi modifiche.
Inoltre “si cambia carattere” e si acquisiscono nuove capacità: si diventa capaci di prendere decisioni, di pianificare; si avverte la “spinta” ad agire; si hanno nuovi valori e si sviluppano nuove capacità di relazione.
In questa fase di totale cambiamento, i ragazzi hanno bisogno di sperimentare, di fare nuove esperienze, di dimostrare a se stessi e agli altri di “essere capaci”, oltre ad avere tanta energia da scaricare.

Lo sport, da sempre, è sinonimo di salute a tutte le età e durante l’adolescenza lo è ancora di più. Ecco perché i pediatri sono preoccupati: le loro ricerche attestano che gli adolescenti totalmente sedentari sono tantissimi! E il fenomeno riguarda soprattutto le ragazze, in una percentuale che va dal 24% (tra i 15 e 17 anni) al 30% (tra i 18 e i 19 anni).
Secondo i medici, la colpa è da attribuire alle nuove tecnologie (tv, computer o smartphone) che vengono utilizzate per 3 o 4 ore al giorno.
Tuttavia, a peggiorare le cose vi sono anche i genitori. Pensate che in terza media 4 minori su 10 vengono accompagnati a scuola in auto, mentre solo il 24% va a piedi e solo il 9% in bici. E questo non aiuta!
Il problema è davvero serio, visto che il 60% dei giovani italiani trascorre tra le 10 e 11 ore comodamente seduto, mentre dovrebbe praticare almeno un’ora al giorno di attività motoria per raggiungere uno sviluppo psicofisico armonico e salutare.
Basterebbe correre o passeggiare nel parco (magari col cane), fare un giro in bicicletta oppure godersi una nuotata in piscina.
La realtà quindi ci dimostra che i nostri adolescenti non sono sportivi, ma semplici “spettatori” dello sport, che seguono in TV.

Ma cosa cercano i nostri figli nello sport?

Dipende dall’età:
– a 5 – 10 anni vogliono giocare ed entusiasmarsi.
– A 11-14 anni desiderano vedere fin dove possono spingersi e quindi possono programmare e darsi obiettivi a lungo temine, impegnandosi anche nella cooperazione. Questa è la fascia d’età in cui la pratica sportiva è al massimo!
– A 15-20 anni possono scegliere di intraprendere la strada del professionismo oppure di raggiungere e mantenere la migliore forma fisica e la competenza sportiva. Tuttavia le statistiche dimostrano che è il periodo in cui vi è un netto calo nella pratica sportiva.

I motivi per cui gli adolescenti abbandonano la pratica sportiva sono:
– La scuola, per l’eccessivo impegno richiesto dallo studio (56,5%)
– Il tipo di sport , che ormai annoia (65,4%) o è troppo faticoso (24,4%) oppure per la presenza di istruttori troppo esigenti (19,4%)

Cosa fare se nostro figlio vuole abbandonare?

Certamente dobbiamo incoraggiarlo a fare vari tentativi per trovare il suo sport preferito.
Significa che non lo criticheremo se ne inizierà uno e poi lo abbandonerà per provarne un altro.
La cosa importante è che scelga lo sport che gli piace di più e che si alleni per rendere più forti i suoi muscoli.
Pensate a sport aerobici, come nuoto, pattinaggio o corsa, da abbinare a quelli anaerobici come la ginnastica a corpo libero con esercizi di potenziamento e resistenza.

Non dimentichiamo che i ragazzi scelgono di praticare uno sport per:
amicizia, cioè per passare il tempo libero con i componenti del gruppo, oppure
– per naturale ribellione verso l’autorità dei genitori, che magari preferirebbero che il figlio facesse altro.

Il vero criterio da seguire nella scelta, però, dovrebbe sempre essere il gusto personale del ragazzo. Perciò lasciamo che scelga lui! E se sarà per lui una delusione… pazienza!
L’importante è che se ne renda conto da solo e non perché glielo suggeriamo noi!

E se nostro figlio é indeciso, come aiutarlo?

Di sicuro cercando di non imporre qualcosa che piace solo a noi.
Cerchiamo di parlarne con lui: analizziamo insieme le motivazioni della sua possibile scelta, i pro e i contro dei vari sport e poi lasciamogli del tempo per valutare.
In particolare:
Non facciamogli la predica sulla vita sedentaria, la salute, ma parliamo di divertimento e gioco.
– Facciamogli capire qual è la differenza tra sport di gruppo e individuali per valutare quali sono più adatti a lui.
– Diamogli la buona regola di non stare davanti a tv, pc e cellulare per più di 2 ore al giorno, così che abbia il tempo per praticare uno sport o comunque di muoversi.
– Per quanto sia difficile, proviamo a dare il buon esempio, praticando a nostra volta uno sport da soli o insieme a lui.

E quali sono i vantaggi che nostro figlio può ottenere grazie allo sport?

Sicuramente potrà sviluppare alcune caratteristiche positive come l’autonomia e la consapevolezza dei suoi limiti, ma anche allenare il suo spirito di iniziativa, la sua responsabilità, spingendolo alla socializzazione e alla cooperazione.
Lo sport inoltre insegna a pensare, valutare e proporre.
Per questo è considerato altamente educativo, al pari della famiglia e della scuola.

Ora che abbiamo chiaro quanto sia importante che nostro figlio faccia attività fisica, non ci resta che dialogare con lui per… proporgliela!

I piccoli gesti delle coppie felici.

La psicologia positiva (quella su cui si basa il Coaching) e, in particolare, Gottman hanno scoperto che le coppie felici fanno determinate cose, per altro molto semplici.

Vediamo quali:
1) la mattina, prima di accomiatarsi, si informano su almeno una cosa che farà il partner durante il giorno (bastano 2 minuti);

2) alla fine della giornata di lavoro, appena si ritrovano a casa, parlano per 20 minuti di argomenti non stressanti (utili a “decomprimere”);

3) si manifestano affetto, stringendosi, abbracciandosi, baciandosi (il tutto con molta tenerezza);

4) durante la settimana, hanno l’abitudine di riservarsi almeno due ore per stare soli in un’atmosfera rilassata;

5) almeno una volta al giorno, manifestano al partner ammirazione e apprezzamento.

Inutile dire che tutte queste azioni sottintendono un reciproco coinvolgimento emotivo e affettivo.

Col passare degli anni, quando il rapporto rischia di diventare un po’ scontato, può essere utile ricordarsi di alcuni semplici gesti che fanno sentire all’altro che proviamo ancora un grande interesse per lui.

Sentirsi amati, considerati e apprezzati non è importante solo all’inizio del rapporto, ma sempre.

Non lasciare che la vita passi: viaggia!

Magari ti è già capitato di immaginare di fare un viaggio per fuggire dalla vita che conduci e dai problemi che ti incatenano. Magari hai pensato di farlo per staccare la spina dalla tua quotidianità e darti il tempo di riflettere…

Allora, fallo davvero!

Quella vocina che ti suggerisce di partire è il bisogno di afferrare la vita e di non lasciarla scappare via.
E’ il desiderio di sentirti vivo!
E viaggiare ti regala un senso di libertà e una grande ricchezza.
Quello che vedi e che vivi durante un viaggio, prima ti lascia senza parole, ma poi ti trasforma in un grande narratore.

Perciò, parti!

Non importa quale sia la meta, se vicina o lontana.
Basta che ti permetta di vedere qualcosa di nuovo, che faccia cadere la tua routine.
Apri la porta a qualcosa di diverso: compra un biglietto dell’autobus o del treno o della nave o dell’aereo e inizia a nutrire la tua cultura, la tua curiosità e la tua voglia di conoscere.

Se non hai nulla da cui fuggire, perché la tua vita va bene… viaggia per festeggiare qualcosa di buono.
E se invece ti è successo qualcosa di doloroso, viaggia per dimenticare.
Non ti è successo niente? Allora viaggia per far accadere qualcosa

Viaggiare significa muoverti, allontanarti da casa, andare incontro al nuovo.
Viaggiare vuol dire metterti in movimento, dentro e fuori di te.

Viaggiare, purtroppo, è qualcosa che spesso rimandi, in attesa del periodo giusto, del meteo migliore, dell’occasione speciale, del denaro in abbondanza.
Ma non devi farti frenare da questi pensieri, perché altrimenti non viaggerai mai.

Perché vuoi muoverti? Che cosa ti spinge a farlo?
Sono le risposte a queste domande che ti daranno la direzione.

E un viaggio ti regala emozioni, sensazioni che non scorderai mai più.
Un viaggio ti metterà di fronte a nuove persone, nuovi colori e nuovi profumi. Mostrerà ai tuoi occhi le meraviglie del mondo (se avrai la possibilità di andare lontano) e ti permetterà di conoscere nuovi costumi.
In poche parole, ti aprirà la mente e ti sentirai trasformato alla fine del viaggio.

Muoverti ha un costo, è vero, ma ti arricchisce davvero.
E ti rendi conto, viaggiando, che le cose migliori della vita non sono materiali: non il cellulare di ultima generazione né gli occhiali griffati o il tablet da migliaia di euro.

Viaggiare dà libertà alla tua immaginazione e rianima le tue idee.
Il viaggio non lo misuri in chilometri o in miglia, ma in tutti gli incontri che fai e le storie che ascolti.
Puoi condividere il viaggio con amici e familiari, oppure puoi scegliere di viaggiare da solo per ascoltarti, metterti alla prova e crescere.

In qualsiasi modo tu decida di farlo, viaggiare è un modo per amare te stesso e prenderti cura di te, trasformando i tuoi sogni in realtà e trovando le risposte che cerchi.

Puoi scegliere di vivere anche senza viaggiare, senza andare incontro all’ignoto…
Ma così come una nave non è stata creata per restare immobile nel porto sicuro, tu non sei nato per restare fermo, ma per dissetare il tuo bisogno di conoscere e condividere.