Perdonare NON è cosa facile, soprattutto se ciò che abbiamo subito ci ha feriti molto.
Però possiamo provarci… ben sapendo che non sarà un risultato che otterremo rapidamente.
Sembra il solito “invito” a comportarci bene, come solo i santi sanno fare, ma…
Se vi dicessi che esiste un METODO del quale parecchi studi scientifici dimostrano la validità?
Se vi dicessi che questo metodo – se ben applicato – porta le persone a vivere con meno collera, meno stress, migliore salute e maggiore ottimismo, lo vorreste conoscere?
Bene, si tratta di un METODO elaborato da un famoso studioso del perdono, Everett Worthington, e consta di 5 FASI che dobbiamo seguire in ordine.
Perché dunque non provarci?
Potremmo decidere di sperimentarle per poi trasmetterle ai nostri figli, perché essere capaci di “perdonare” ci può rendere davvero felici.
Vediamo dunque in dettaglio che cosa dobbiamo fare:
1) Per prima cosa ricordiamo il torto che abbiamo subito, senza pensare che chi l’ha commesso sia “il Male” in persona. Per riuscirci, facciamo dei respiri profondi e lenti. Poi visualizziamo ciò che è avvenuto in modo “oggettivo”, senza aggiungere nient’altro.
2) Proviamo ora a metterci nei panni di chi ci ha fatto (o ci fa ancora) soffrire.
Sebbene sia difficile, immaginiamo di avere quella persona davanti agli occhi, mentre ci spiega perché si è comportata in quel modo.
Quale storia plausibile ci racconterebbe? Proviamo a inventarla noi.
3) Siamo giunti ad un passo difficilissimo: concedere il “dono” del perdono.
Per farlo, ripensiamo a qualcosa che abbiamo commesso noi e al perdono che ( si spera!) abbiamo ricevuto: in fondo è un “dono” che ci hanno fatto.
Ora concediamo noi al “colpevole” questo dono.
Riusciremo a farlo solo se ci metteremo al di sopra del male e della vendetta, perché se continueremo a provare rancore e odio, allora non sarà possibile perdonare per davvero.
Facciamolo sul serio e ci sentiremo meglio.
4) Eccoci arrivati al momento di scrivere una lettera di perdono a chi ci ha fatto soffrire.
Se non ce la sentiamo, scriviamola e conserviamola sul nostro diario privato.
Sarà come confermare pubblicamente il nostro perdono.
5) Non aspettiamoci di “cancellare” dalla nostra mente il ricordo del male subito, perché è impossibile che non riaffiori nel tempo.
Tuttavia RICORDARE non significa NON PERDONARE.
Perciò non soffermiamoci su certi ricordi dolorosi, non crogioliamoci in essi e non alimentiamo pensieri di vendetta.
Aiutiamoci, semmai, rileggendo la lettera di perdono (o il testo nel diario).
Infine, siamo sinceri: quando siamo “a caldo” e la ferita è ancora aperta, il gesto di “perdonare” può apparirci irrealizzabile.
Ma quando è trascorso un po’ di tempo?
Almeno ci possiamo provare!
In fondo lo scopo è vivere meglio!