Voi quante “etichette” avete?
Già, perché tutti finiamo per essere le “etichette” che la gente ci ha appiccicato addosso o che noi stessi ci siamo appioppati da soli.
La verità, però, è che non lo siamo veramente.
Lasciarci catturare da queste etichette significa sentirne tutto il peso.
Dov’è la libertà?
Oh, certo, ci fa stare bene quando ci dicono che siamo “bravi” in qualcosa.
E’ gratificante, non c’è dubbio.
Solo che quando iniziano a dircelo e noi ci crediamo, facciamo in modo di essere sempre all’altezza di quella aspettativa (che magari non è neanche la nostra).
Il “come sei bravo” diventa un’etichetta che ci richiederà sempre più impegno, sempre più sforzo.
E l’ansia di “non essere all’altezza” inizierà a comparire.
Pensate a scuola, quando uno studente ottiene dei voti eccellenti e tutti i compagni lo etichettano come “genio”.
Pensate con quale ansia affronterà le verifiche e le interrogazioni.
Pensate a quante volte i compagni gli chiederanno: “Quanto hai preso?”.
E pensate a quale peso sul cuore avrà quando, sbagliando una verifica, dovrà rispondere ai compagni curiosi: “Insufficiente”.
Il ragionamento vale anche al contrario, ovvero quando ci dicono che siamo negati per qualcosa.
Eccola lì un’altra bella etichetta!
E se lasciamo che ce la mettano addosso, non combineremo mai nulla.
Cosa dobbiamo fare allora?
Mandare in frantumi l’etichetta, qualunque essa sia!
Significa che non dobbiamo più identificarci con quella.
Basta “sono bravo” e “sono negato”.
In un dato momento qualcuno ci ha visti “bravi” o “vere frane”, e va bene.
Ma noi siamo molto altro e cambiamo continuamente.
Questo è il bello!
Perciò cerchiamo di essere consapevoli di come siamo in ogni momento, tenendo conto che ogni momento è diverso e noi pure.
Viviamo istante per istante, senza la pretesa di rispondere sempre al ruolo o all’etichetta che ci hanno messo.
Solo così elimineremo le nostre ansie.
Solo così torneremo a sorridere.