Sono molti i ragazzi che soffrono di ansia da prestazione scolastica e non vi è età, dato che coinvolge sia gli studenti della primaria sia gli universitari.
Ma di che cosa si tratta?
Di solito è legata alla paura dell’insuccesso, del giudizio negativo degli altri oppure al timore di non essere in grado di superare la verifica o l’esame.
Praticamente parte dal desiderio di essere ammirati, amati, ma anche dalla paura di essere ridicolizzati o addirittura rifiutati in caso di mancato superamento della prova.
I genitori, d’altra parte, sono spesso concentrati sul rendimento scolastico, sui voti, e talvolta pongono poca attenzione agli aspetti emotivi e affettivi.
Quante volte capita che figli diligenti e sensibili facciano di tutto per ottenere voti eccellenti nella convinzione di poter essere più amati dai genitori (magari rispetto a fratelli e sorelle)!
Il problema è che si crea un circolo vizioso: più i figli temono di sbagliare la prova e più aumenta l’ansia, con la conseguenza di sbagliare davvero e alimentare quindi la paura di non farcela.
Da dove partire per aiutarli?
Prima di tutto, facendo loro capire che non è necessario essere bravi a tutti i costi: l’importante è dare il meglio di sé, impegnarsi.
E poi smetterla di ragionare e valutare i figli in termini di “numeri”, cioè voti.
I figli devono aver chiaro che il loro “essere”, fatto di valori e qualità, è nettamente separato dal loro “avere” buoni voti.
Se sbagliano una prova, restano comunque degli “esseri stupendi”!
Dobbiamo poi renderli consapevoli che “sbagliare” fa parte dell’affrontare la vita ed è bene che accada, per imparare a superare la frustrazione che ne deriva.
Perciò affianchiamoli per far loro capire dove hanno sbagliato e trovare insieme il modo di recuperare, ma in totale assenza di giudizio.
I figli hanno bisogno di essere rassicurati sul fatto che non li vogliamo “perfetti”.
I ragazzi, che si pongono da soli obiettivi ambiziosi, tendono a non accettare cali di rendimento.
Ecco che dobbiamo farli riflettere sugli inconvenienti, come ad esempio un mal di testa, che possono limitare la prestazione.
È necessario che capiscano di non poter avere sempre un costante ed eccellente rendimento, perché ci sono variabili fuori dal loro controllo.
E… che siano sportivi o meno, facciamo in modo che “si scarichino”, magari andando all’aperto, nel verde, perché l’ansia prosciuga le energie e per rendere al meglio c’è bisogno proprio di quelle.