Uno dei momenti più difficili per chi ha figli, che hanno appena terminato la maturità e non hanno idea di che cosa fare della propria vita, è “stare a guardare”.
Lo so che è un modo di dire con un’accezione negativa, ma che cosa significa in sostanza?
Vuol dire “aspettare che i tempi maturino”, “tener d’occhio una situazione per vedere come si evolve”.
Mi rendo conto che sia difficile e che voi genitori abbiate voglia di aiutare vostro figlio a scegliere o sentiate l’obbligo di intervenire per spingerlo a decidere o siate in ansia per lo stato di confusione o di vuoto che vostro figlio/a ha in questo momento sul suo futuro.
Lo vedete disorientato e l’istinto vi spinge a volerlo “indirizzare” nella scelta universitaria.
Lo vedete “perso” e l’amore che gli volete, vi spinge ad intervenire.
E in che modo lo fate?
Un bombardamento quotidiano della stessa domanda:
“Allora, hai deciso che cosa fare? Perché le iscrizioni ai test universitari hanno una scadenza!”.
E la risposta di vostro figlio è – più o meno – questa:
“Ma non lo so! Non ci capisco niente! Non riesco a capire ORA cosa voglio fare!”.
E qui s’innesca una sorta di psicologico ricatto, ovvero: “Guarda che se non ti decidi in tempo e non vai all’università, io non ho nessuna intenzione di mantenerti lì a far niente! O vai all’università o vai a lavorare!”.
Beh, conosco una ragazza che l’ha presa sul serio questa “minaccia” post diploma e, rendendosi conto di non saper proprio che cosa studiare, ha scelto di prendersi tempo e… si è trovata nel giro di due mesi un lavoro di receptionist.
Certo che non era il lavoro che desiderava svolgere nella vita, ma le è servito per fare chiarezza dentro di sé e, dopo due anni, trovare la sua strada e ricominciare a studiare, più convinta e motivata che mai.
Che cosa vi sto dicendo?
Riflettete bene, se volete aiutare vostro figlio, e affiancatelo facendogli sentire che ci siete, che siete lì per lui, che se lui ne ha bisogno, siete aperti ad ascoltarlo, a confrontarvi con lui.
Non date per scontato che “debba” frequentare ORA l’università: non abbiamo tutti gli stessi tempi di decisione e di scelta.
C’è chi è molto veloce e chi ha bisogno di più tempo, ma l’unica cosa che deve interessarvi è che “faccia la scelta giusta” per il suo futuro.
E se questo futuro, per lui, non ha ancora una forma… ben venga che tardi di uno o due anni la sua scelta. Nel frattempo, come ha fatto la ragazza di cui vi ho parlato prima, può trovare un qualsiasi lavoro per non dipendere del tutto dalla famiglia e non sentirsi un peso.
Volete davvero aiutarlo?
Domandategli – prima di tutto – se davvero desidera avere una laurea.
Non è una domanda banale, perché tutti i ragazzi che ho affiancato nell’orientamento universitario mi hanno detto:
“Eh, DEVO fare l’università, perché senza una laurea come lo trovo un lavoro?”.
In quel DEVO non c’è desiderio, ma obbligo.
E dove c’è obbligo, non c’è motivazione né scelta.
Il risultato è uno stato d’animo di rassegnazione, di apatia.
L’esatto contrario dell’entusiasmo e del desiderio di mettersi in gioco, di affrontare le difficoltà e gli ostacoli.
Che poi – se ci pensate bene – è un modo per “allenarsi” a come vogliono affrontare la vita.
Ve lo domando di nuovo… Cosa potete fare?
Lasciare che sia lui/lei a scegliere che cosa fare ORA.
Se vi dice che desidera proseguire gli studi, ma non ha le idee chiare, rendetevi disponibili a cercare con lui/lei tutte le informazioni sulle diverse facoltà e sugli sbocchi professionali di ciascuna.
Chiedetegli “perché” ci tiene a proseguire gli studi e non accontentatevi della risposta “bisogna avere una laurea”.
Fate in modo che sia lui/lei a iniziare le ricerche di informazioni e, se vi accorgete che ha difficoltà a reperirle, offrite la vostra disponibilità a farlo insieme.
Non sostituitevi a lui/lei.
Non siete voi che dovrete studiare!
E quando vi accorgete di non riuscire ad aiutarlo come desiderate… non disperate.
Ricordatevi che non siete soli: esistono figure come i Teen Coach, che sono in grado di affiancare vostro figlio e portarlo a fare chiarezza dentro di sé per scegliere autonomamente ciò che lo renderà felice nella vita.
Mi trovo esattamente nella situazione da lei descritta con una figlia che non decide cosa vuol fare dopo il liceo
Se non l’ha già fatto, provi quello che suggerisco nell’articolo. 😉