Nelle ultime settimane mi sono confrontata con diversi genitori, che sostenevano l’utilità di non lasciare i bambini/ragazzi senza far nulla per tre mesi, ma sottolineavano la necessità che questi compiti non fossero “esagerati”.
Alcuni, ad esempio, proponevano soltanto la lettura di romanzi scelti ad hoc.
E voi?
Siete a favore o contro i compiti estivi?
Molti pediatri sono “contro”, perché sostengono che le vacanze estive servano per “staccare la spina” dalle fatiche e dallo stress accumulati durante l’anno.
Dicono che il sovraccarico di lavoro durante l’estate potrebbe risultare controproducente.
Il Prof. Italo Farnetani, noto pediatra, a questo proposito sostiene che i bambini “per essere in forma a settembre devono dimenticare la scuola” perché “lo stress abbassa le difese ed espone alle malattie”.
Per questo il professore è contrario ai compiti delle vacanze.
Tra l’altro, alcune ricerche recenti dimostrano che la maggior parte degli studenti svolge i compiti a giugno e solo il 30% a luglio. Ad agosto, praticamente, nessuno.
E allora – visto che vengono assegnati per “non dimenticare” – a che cosa servono?
Farnetani è convinto che sia meglio che “bambini e ragazzi stiano in mezzo alla gente e all’aperto”. Secondo lui, poi, “non è vero che le vacanze degli studenti italiani siano troppo lunghe” perché “in questo periodo si possono apprendere cose interessanti, come la storia della propria famiglia” grazie al racconto dei nonni e degli oggetti tramandati.
Quindi i compiti sono realmente dannosi?
Pare di no.
Una ricerca della Johns Hopkins University ha dimostrato che il 66% dei docenti nel mese di settembre impiega tra le 3 e le 4 settimane di ripasso per “riportare la classe ai livelli di prima” e non posso che confermarlo.
I ragazzi impiegano quasi un mese per riprendere il ritmo e fanno molta fatica: lo stress va subito alle stelle.
I compiti, quindi, se impegnano un’ora al giorno, non possono far male.
L’importante è che abbiano un senso: che non siano un mero esercizio, ma che diano ai bambini e soprattutto ai ragazzi il modo di sperimentare l’AUTONOMIA, ovvero la possibilità di gestire la propria libertà con responsabilità.
Diventare “autonomi” vuol dire imparare a gestire il tempo, le pause, comprendere le consegne degli esercizi, scegliere il luogo adatto a concentrarsi… insomma, imparare a “fare da soli”.
Per questo motivo i genitori non dovrebbero essere coinvolti nello “svolgimento” dei compiti. Semmai potrebbero controllare a fine giornata che siano stati eseguiti correttamente (come ho spiegato in un mio video sui “compiti estivi”), per evitare che i i figli si “allenino” a sbagliare quel tipo di esercizio.
E a proposito di LETTURA…
vorrei sottolineare che “leggere” stimola lo sviluppo dell’immaginazione e amplia le conoscenze.
Apre la mente a nuovi mondi e fa vivere avventure senza correre alcun rischio.
Scegliere quindi un bel libro da portare in vacanza, seguendo i propri gusti e interessi, serve a coltivare il “piacere della lettura”, senza fretta né scadenze a breve.