Durante una sessione di Life Coaching, una giovane donna – che mi sta raccontando di un’amica a lei cara – all’improvviso si ferma e con aria triste dice: “Le voglio bene, ma mi fa stare male!”.
Chissà a quanti di noi è capitato di pensare la stessa cosa nei confronti di un’amica, di un familiare, del partner.
Provare affetto per chi ci fa sentire scontate… come fossimo un accessorio, una seconda scelta.
Domandarci tutte le volte: “Chissà!, magari non ha fatto apposta a cancellare quel nostro impegno!” o “Ma perché non mi ha invitato?” o “Possibile che cambi sempre il programma che abbiamo fatto?”.
Non è questione di confidenza o legame di parentela. E’ che vogliamo bene a chi pensa sempre prima a sé e poi – molto poi – a noi.
Il fatto è che , quando ne diventiamo consapevoli, siamo di fronte a un dilemma: andare avanti così o prendere le distanze?
Rammento una persona a cui ero molto legata che faceva tutto a suo piacimento ed io dovevo sempre adattarmi. Volendole molto bene, la assecondavo, anzi, giustificavo il suo comportamento scorretto pensando che non facesse apposta! Era così! Era il suo carattere.
Però nel frattempo soffrivo…
Mi faceva stare male quando lei cancellava gli impegni che aveva preso con me; quando lei si organizzava a suo piacimento ed ero io a dovermi adeguare; quando lei mi rispondeva in modo sgarbato e io stavo zitta per evitare lo scontro.
La verità è che avevo paura di perderla, perché avevamo condiviso tanto in gioventù.
Com’è finita?
Dopo parecchi anni ho deciso di tagliare: uscire con lei e tornare a casa con qualche ferita era all’ordine del giorno e proprio non lo sopportavo più.
Non eravamo più due ragazzine e crescere significa ascoltarsi, guardarsi dentro e scegliere per il proprio bene.
Non è stato facile: pensavo che quel legame non si sarebbe mai spezzato…
Credevo che ci volessimo bene.
Ma l’affetto dev’essere reciproco e deve esprimersi sotto forma di rispetto, di comprensione, di disponibilità verso l’altra persona.
Quando una dà e l’altra prende e basta… è il momento di mettere in dubbio l’affetto dell’altra.
Se stiamo male, vuol dire che non siamo felici e che quella persona probabilmente non è poi così positiva per noi.
Perciò, se come la mia cliente vi ritrovate in una situazione simile, provate a rispondere a queste semplici domande:
- Quanto ancora siete disposti a soffrire?
- Mettendo sulla bilancia l’affetto che provate e quanto l’altra persona vi fa stare male, che cosa pesa di più?
- Vi sta bene soffrire per colpa di un’altra persona?
- Da zero a dieci, quanto vi fa soffrire? E quanto vi sentite ricambiati nell’affetto?
Se a tutte queste domande avete risposto in modo sincero, la verità può essere:
- Che non avete altre persone con cui sostituire chi vi fa soffrire, per cui non siete disposti a prendere le distanze. Oppure,
- che sia arrivato il momento di svoltare.
E quando dico “svoltare” non significa per forza “tagliare”.
Basterebbe che iniziaste a dire ciò che pensate, senza paura né dubbi.
Immaginate di trovarvi di fronte all’ennesimo cambiamento di programma da parte sua e di farglielo notare, con calma, ma in modo deciso e fermo: “Scusa, ma a me non sta bene, per questo e quest’altro motivo”.
Qualcuno penserà: “Eh, ma così per forza ci si scontra!”.
Non è detto! Anzi!
Se l’altra persona vi considera importanti e vi vuole bene quanto voi gliene volete, sarà disposta a venirvi incontro. Se invece si impunterà, farà muro contro muro… Be’ avrete la prova che cercate!